Mariograzio Balzano, alias Alfredo Buccella, maggiordomo dello spilorcio vigile urbano Luigi Cotugno, ovvero l’attore Walter Melchionda, si racconta a Terre di Campania.

Vesuviano doc, originario di Boscotrecase, Mariograzio Balzano, già docente di lingua inglese nelle scuole statali, attore di razza, regista, ma più conosciuto per il ruolo dell’eclettico e sfiziosissimo personaggio del maggiordomo di “Un Posto al Sole”, la fiction napoletana, punta di diamante di Rai 3 e della produzione della Testata Regionale di Fuorigrotta, racconta a Terre di Campania la sua vita di personaggio dello spettacolo.  

Maestro Balzano, come ha iniziato a recitare? C’è stato un momento decisivo?

Con le classiche recite scolastiche. E mi piaceva farlo. In realtà, però, non credo si possa parlare di “un momento decisivo”, un punto di svolta che mi ha fatto decidere in un senso o nell’altro. Ho continuato a fare quello che davvero mi piaceva e basta.

 Il suo primo ruolo in televisione?

Come si dice: i casi della vita. Durante il Covid lavoravo da casa in contatto con altri artisti nella produzione di video. Una mattina, avviando il computer e leggendo notizie di casting mi capitò di vedere che Upas Casting cercava comparse e attori. Così, a tempo perso, inviai il mio curriculum e alcune foto. Dopo tempo ebbi una risposta dalla RAI che mi invitava per un provino. Sostenni il provino e con il classico:”va bene, ti facciamo sapere” andai via. Successivamente mi chiamarono e mi proposero di entrate a far parte della famiglia di “Un posto al sole”, tutto qui. Un grazie sincero va alla produzione Rai Freemantle media, agli autori e  al Direttore del casting Maurizio D’Ecclesiis che mi ha proposto questo personaggio, il “maggiordomo Alfredo Buccella”.

Oltre al teatro e alla televisione, si occupa di altro?

Si, collaboro con musicisti, scrittori e pittori. Ultimamente sto collaborando con lo scrittore Carlo Avvisati, giornalista e cultore della lingua napoletana ad un progetto di cui si sentirà parlare molto, prossimamente.

Chi o cosa l’ha spinta a fare l’attore?

Quello che mi ha spinto a diventare attore è stata l’idea di poter vivere mille vite in una sola. La voglia di esplorare l’animo umano, i sentimenti, i conflitti. La recitazione mi permette di entrare in empatia con realtà diverse dalla mia e raccontarle con autenticità.

Com’è il rapporto con i colleghi sul set di “Un Posto al sole”?

“Un posto al sole” è una grande famiglia. Ognuno svolge il suo lavoro con professionalità e dedizione. Con Walter Melchionda, il barone Cotugno ho instaurato da subito una buona amicizia, siamo molto complici sul set. Non potevo trovare di meglio.

Cosa ha imparato finora da questa carriera?

Solo attraverso l’umiltà e la misura si possono raggiungere traguardi significativi. Vede, nella vita le cose passano come nel gioco degli scacchi; noi ci facciamo un piano: questo però rimane subordinato a quanto piacerà fare nella partita all’avversario, e nella vita al destino. Come si dice: Homo faber fortunae suae, ovvero, l’uomo è l’artefice della propria sorte. Ma il personaggio del “maggiordomo” è, e sarà sempre, quello che mi sta più a cuore.

È riuscito a mantenere un equilibrio tra vita privata e lavoro?

Vivo questa esperienza senza farmi travolgere. Quando finisco il lavoro sul set ritorno a casa contento di aver dato il meglio di me e mi godo la mia vita privata.

I fan la riconoscono spesso per strada? Com’è il rapporto con loro?

Pur non essendo un ruolo primario, il mio, devo dire che spesso mi riconoscono. E questo mi diverte molto, ho un buon rapporto con loro.

C’è un attore che considera un modello?

In realtà ce ne sono diversi. A cominciare dal grande Eduardo, Gassman, Calindri, Massimo Troisi, ed il compianto Remo Girone. 

Se non fosse diventato attore, cosa farebbe oggi?

Sono un ex docente di Lingua Inglese ma se non fossi diventato attore mi sarebbe piaciuto essere un vero musicista e non un musicista a metà come lo sono oggi.

Qual è la domanda che nessuno le fa mai ma a cui vorrebbe rispondere?

Nessuno mi chiede mai cosa vorrei imparare se avessi un tempo infinito. Allora, risponderei “Tutto” 

 

 

 

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