Il gioco del potere di tutti i tempi. In Alto Mare in scena il 22 e 23 novembre alla Sala Ferrari di Napoli.
Dopo il successo della prima a Castellammare di Stabia, che ha inaugurato anche la presenza del teatro nello storico Supercinema stabiese, In Alto Mare, del polacco Slawomir Mrozek, torna il prossimo weekend, sabato 22 Novembre, ore 21, domenica 23 Novembre ore 18.30, per Vomeroff, a Sala Ferrari, Via Marino e Cotronei, 6 D, 80128 Napoli.
Gianfelice Imparato ne cura la regia, Giuseppe Borrelli, Luigi Credendino, Cristian Izzo, Renato Marrazzo, Arturo Antonio Ruggiero reggono il palcoscenico per tutta la durata della pièce, confinati su una zattera di legno in un mare immobile e indifferente alla tragedia che sta avvenendo su quelle tavole.

Lì hanno trovato “rifugio” tre uomini, il Naufrago Grosso, il Naufrago Medio e il Naufrago Piccolo. All’improvviso risuona il grido: «Ho fame!», metafora potente degli appetiti del potere, in ogni tempo e in ogni forma. Sembra infatti che le provviste alimentari siano terminate e che soltanto due naufraghi possano sopravvivere, a condizione di mangiare il terzo. Ovviamente nessuno dei tre si offre volontario. Ne nasce uno scontro dialettico che sarebbe esilarante se non fosse preoccupante per la verità che sottende, scontro in cui il paradosso e la logica sembrano, piuttosto che essere antitetiche, andare a braccetto. La cannibalica barbarie finirà per compiersi attraverso gli strumenti della cosiddetta civiltà.
La frase finale: «Ed è appunto per questo», lascia intendere che la vera libertà spesso non si trova dove appare essere, ma dove essa non c’è e bisogna trovarla.
Il testo, scritto nel 1961, mescola realismo e assurdo, concretezza e paradosso, il tutto tenuto insieme da una ironia sottile e corrosiva.
La regia di Gianfelice Imparato si attiene rigorosamente a quanto lo stesso Slawomir Mrozek ha lasciato come premessa al testo e, procedendo con filologica devozione allo studio e all’approfondimento di questa pièce, concentra tutte le energie sulla essenzialità della messa in scena. La “verità” della situazione, rigorosamente sottolineata, crea una tensione palpabile tra l’assurdità delle vicende rappresentate e la naturalezza della recitazione e dell’impianto scenico.

Si evita così ogni traccia di farsesco ed ogni tipo di orpello o ammiccamento dalla rappresentazione: la recitazione stessa viene spogliata di qualsiasi guizzo eccessivo o sopra le righe: tutto ciò che accade, accade con la naturalezza con cui si verificano, quotidianamente, le assurde (eppure logicamente accolte) violenze e barbarie del nostro Mondo. Unica eccezione, la scena della “mensa”, lunghissimo rituale dall’atmosfera ieratica, come contraltare che sottolinea il connubio inscindibile tra civiltà ed efferatezza.
Uno spettacolo che, nella sua brevità, resta nella mente, spingendo alla riflessione attraverso il divertimento, filologicamente inteso quale cambiamento di direzione in grado di trasportare lo spettatore fuori dalla realtà e nello stesso tempo ricondurlo ad essa. Eccezionale il Cast, che si produce in una prova non facile, ma riuscitissima.
Per info e prenotazioni +39 351 965 3511







