A qualche giorno di distanza, alcuni appunti per conoscere e riflettere

Sabato 27 settembre il MUMAC, Museo Multimediale delle Acque Campane, ha ospitato il convegno “Il viaggio dell’acqua attraverso le architetture nella Campania antica”. L’evento fa parte delle GEP – Giornate Europee del Patrimonio e quest’anno l’Associazione Terre di Campania, nell’interpretare il tema proposto dalla Commissione Europea: “Architetture: l’arte di costruire – Heritage and Architecture: Windows to the Past, Doors to the Future”, ha dedicato quest’edizione a due delle architetture idrauliche più importanti per la nostra regione: l’acquedotto Augusteo del Serino e l’acquedotto Carolino. Ospiti illustri hanno affrontato, ognuno dal punto di vista della propria disciplina, queste grandi opere.

Maddalena Venuso, presidente di Terre di Campania, ha introdotto la serata con una panoramica sul tema: l’architettura rappresenta intrinsecamente l’uomo, poiché ha sempre costruito e sempre costruirà. L’acqua è non solo il tema del museo, ma anche un ambito sottovalutato in Campania, dove invece la ricchezza d’acque vale la pena di un impegno per la sensibilizzazione sull’argomento.

Ha aperto i lavori Paola Ricciardi, sovrintendente ABAP per la Città Metropolitana di Napoli, raccontando dei numerosi siti sui quali si focalizzerà l’impegno del recente mandato. La provincia di Napoli è infatti relativamente piccola ma estremamente densa di testimonianze del passato, con mete che si prestano ad un turismo culturale lento che nasce dalla sensibilità, può decongestionare i grandi centri ed ha il potenziale di migliorare la qualità della vita di chi abita in periferia. Secondo la dott.ssa Ricciardi costruire è il nostro modo più arcaico di vivere sulla Terra e, al contempo, la ricerca e lo sfruttamento dei corsi d’acqua sono alla base della civiltà umana.

A seguire l’intervento di Silvia Fabbrocino, idrogeologa e da poco direttrice tecnico-scientifica del MUMAC, sul contesto idrogeologico campano, a partire dal quale si è potuto e si potrà inquadrare ogni progettazione architettonica. La dottoressa ha voluto rendere visibile l’invisibile dirigendo lo sguardo sulle acque sotterranee. La Campania è infatti dotata di una fitta rete idrotermale fatta di corsi d’acqua, fonti e sorgenti termali. A esclusione della zona nord-orientale, dove i suoli terrigeni sono poco permeabili, gran parte della Campania è costituita da terreni vulcanici eruttivi e al centro corre la fascia appenninica, che è la più idricamente produttiva; a testimonianza di ciò,  Fabbrocino ha proseguito esplorando i presupposti ingegneristici e culturali che hanno partorito gli acquedotti Serino e Carolino, opere così grandiose e funzionali da essere ancora valide attraverso i secoli.

Il professore Antonio De Simone, archeologo storicamente impegnato nel napoletano e attualmente anche negli scavi degli acquedotti al servizio dell’Appia Antica, ha dato vita ad un corposo  intervento basato su una panoramica sull’influenza sociale della peculiare geografia delle acque in Campania: la piana del Sarno e l’Ager Campanus, territori circondati da monti che spezzano le correnti ed erogano acque, bagnati e mitigati dal mare, inframezzati e fertilizzati dal Vesuvio, che distrugge e crea al tempo stesso. Tutto ciò ne fa un optimum geografico tra i più favorevoli del pianeta all’insediamento umano, e spiega i fenomeni intensi di conurbazione: un continuum di insediamenti intersecati alla rete idrografica e presentanti notevole stratificazione, su un territorio che sembra sempre più stretto. Questo rende necessaria un’elevata organizzazione tra centri urbani e ager, le campagne limitrofe, con l’acquedotto che corre trasversalmente all’intero impianto. Il professore ha seguitato a inserire in questo contesto il progetto e la successiva storia dell’acquedotto Augusteo, che, nato per rifornire una flotta di stanza a Miseno che potesse controllare il Mediterraneo, ha avuto come conseguenza l’approvvigionamento civile di tutte le città lungo il percorso in cui si dirama, fungendo da opera propagandistica per l’Imperatore Ottaviano Augusto.
La realtà dell’acquedotto del Serino può farci leggere in modo diverso numerose testimonianze storiche: un esempio è Madonna dell’Arco, detta così perché l’altare era costruito sotto l’arco di un probabile acquedotto adduttore, che avrebbe prelevato le acque del Somma per convogliarle al Serino.

Con un ampio salto temporale, Mariano Nuzzo, sovrintendente ABAP per le province di Benevento e Caserta, ha raccontato di come il settecentesco acquedotto Carolino progettato da Vanvitelli ha abbeverato la Terra di Lavoro e, fino alla metà dell’800, il setificio di San Leucio e la zona dei mulini, ricalcando la storia romana sia nelle motivazioni che nel metodo di ricerca delle sorgenti, sia nelle forme architettoniche, sia purtroppo nelle problematiche relative alla graduale perdita di portata che oggi lo affliggono. Nella storia evolutiva del nostro territorio, l’acqua è sempre stato un fattore identitario, ma a partire dagli anni ’80 del ‘900 questo valore è stato dimenticato. Oggi c’è un conflitto complesso con le nuove realtà territoriali, edificate sopra le condotte o con gli accessi inclusi in proprietà private, e l’ancora diffusa ignoranza non consente di concepirlo come un bene monumentale facente parte del paesaggio. Dal ’97 l’acquedotto Carolino è sito UNESCO e negli ultimi anni è riuscito a mantenere il suo valore tecnico, ma l’orografia, le modificazioni idrogeologiche e le necessità civili richiedono studi continui a supporto e ripristino dell’opera, ma soprattutto la nostra responsabilità di riconoscerla.

Paola Ricciardi e Maddalena Venuso hanno quindi fatto i ringraziamenti finali a tutti i relatori e introdotto, a chiusura della serata, il workshop Gocce di Saggezza di Ilaria Moscato: un piccolo laboratorio creativo dove i presenti hanno potuto realizzare dei mini-acquerelli astratti partendo dalla pianta della Piscina Mirabilis, un modo simbolico e conviviale per dare nuovo e fluido significato alle architetture del passato grazie all’acqua.

Articolo precedente“Lezioni d’Acqua”: riprendono il progetto e le attività dedicate alla valorizzazione delle risorse idriche regionali.
Articolo successivo“Imagico napoletano”, viaggio nella Partenope aragonese