Un racconto esperienziale che attraversa la vita e visita le dimore di personaggi storici del territorio

In occasione delle Giornate europee del Patrimonio 2025, lo scorso venerdì 26 settembre L’Associazione Terre di Campania ha presentato la “Guida alle Case Museo della Campania”, nuovissimo volume della collana di guide turistiche dedicate agli itinerari culturali nascosti della nostra regione.

L’evento di presentazione, tenutosi al MUMAC – Museo Multimediale delle Acque Campane di Sant’Anastasia (NA), è iniziato con i saluti di Veria Giordano, assessore alla cultura del Comune di Sant’Anastasia, che ha dichiarato di sentirsi ormai con entusiasmo parte dell’avventura del Museo delle Acque, ritenendo che progetti come questo siano una continua fonte di arricchimento per la comunità anastasiana.

Ha coordinato gli interventi Maddalena Venuso, presidente di Terre di Campania, annunciando che il percorso dell’Associazione nella promozione di realtà culturali campane è giunto ad una nuova tappa: le case-museo, custodi inalterate che consentono di respirare la stessa aria e guardare la realtà dal punto di vista di persone che hanno fatto la storia, ma che in vita sono esistiti tra la gente comune, senza l’autorità e la riverenza che gli attribuiamo oggi. Un esempio fra tutti è San Giuseppe Moscati, che pur avendo la possibilità di arricchirsi con la professione di medico e il talento diagnostico di cui disponeva, scelse invece di mettere la propria vita al servizio degli ammalati, vendendo persino i suoi averi e attirandosi il ridicolo dei suoi contemporanei per garantire le cure ai meno fortunati.

Ha proseguito informando che la Guida, edita ora e arricchita dalla prefazione di Maurizio Stocchetti, saranno distribuite gratuitamente e potranno servire da spunto per seguire un percorso turistico nascosto, lontano dai sentieri battuti, dove scoprire almeno un tema o una personalità con cui ci si sentirà in sintonia. Il visitatore potrà ad esempio essere ospite del palazzo che Domenico Mondo, ultimo grande esponente del barocco napoletano, abitò e affrescò a Capodrise, ottenendo una sintesi unica con le architetture neoclassiche. Oppure potrà porgere i propri omaggi al “santuario laico” della Casa di Enrico Caruso a Napoli, dove la miracolosa collezione di suoi cimeli da tutto il mondo gli consentirà di conoscere il tenore in ogni sua eclettica sfaccettatura. O ancora, potrà essere ospite di Massimo Troisi nel salotto di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, che rievoca quello in cui riceveva i suoi amici e dove ogni cantuccio e oggetto stravagante parla della sensibilità e della delicatezza che l’ha contraddistinto come attore, come regista e come persona.

Maurizio Stocchetti, Direttore della Casa Museo Domenico Mondo, tramite il suo intervento ha provato a trasmettere il fascino e il valore unico delle case-museo. Secondo la sua visione ciò che conta di più nel visitare la casa di un personaggio storico è la poetica: i sentimenti, il vissuto, l’identità del residente. In breve: il suo Genius Loci. Infatti, mentre le collezioni di un museo tradizionale sono trasferibili ovunque senza alterazioni, per le case museo il contesto abitativo specifico è cruciale. Secondo Stocchetti, le case-museo offrono una sintesi del personaggio attraverso cui tutti i fili della sua narrazione si dipanano, permettendo di inquadrare gli avvenimenti della sua vita e gli elementi del suo pensiero. Educano innanzitutto ai sentimenti, poiché offrono a ciascun visitatore un aspetto della personalità di chi le ha abitate con cui poter empatizzare, senza la formalità e l’autorità del museo tradizionale, come veri e propri ospiti.

È intervenuto Simone Ottaiano, che da tempo coltivava l’idea e quest’anno l’ha realizzata, grazie anche alla collaborazione di chi scrive, che con passione ha contribuito a contattare i musei e mettere su carta le loro storie. Ha precisato che in genere, durante la stesura di una guida, le strutture interessate sono restie a collaborare, ma stavolta si è registrato un notevole entusiasmo. Come altre volte, anche questa è un’occasione di cooperazione tra musei, che dovrebbero cercare di fare rete anche senza la supervisione regionale. In questo modo sarebbe possibile mettere insieme le risorse, soprattutto intellettive, per competere coi grandi poli museali.

In coda dell’evento, Giovanni Bonelli e Maria Falbo, direttori rispettivamente delle case-museo intitolate a Caruso e Troisi, hanno preso la parola per discutere la filosofia del progetto attraverso la visione artistica delle proprie strutture. Entrambi hanno raccontato come la passione per un progetto volto ad omaggiare l’eredità di Caruso da una parte e dall’affetto per la persona e la memoria di Troisi dall’altra sono riusciti a prevalere sulla negligenza delle istituzioni, ricreando da zero degli spazi dove gli appassionati possano sentirsi a casa. Il rispetto per il Genius Loci che nonostante tutto aleggiava sui luoghi di nascita di queste due intramontabili personalità ha permesso di ricostruirne gli spazi abitativi, per Caruso nella sua casa natale, mentre per Massimo sulla stessa, storica via, completi di tutti gli arredamenti e gli effetti personali pieni di significato che un tempo gli appartenevano.

 

 

 

 

 

 

Articolo precedenteTornano le GEP, Giornate Europee del Patrimonio