A Guardia Sanframondi si rinnova la tradizione dei Misteri.

Con la processione degli incappucciati si concludono oggi i riti penitenziali settennali in onore della Vergine 

 Carlo Avvisati

“Fratelli, in nome della Vergine Assunta, con fede e coraggio, battetevi!”.   E i guardiesi, gli abitanti di Guardia Sanframondi, cittadina medievale beneventana arroccata a metà strada sul Toppo Capomandro, un monte nell’alto Titerno, con vista mozzafiato sulla valle Telesina, assieme agli altri loro compaesani emigrati e giunti in paese da ogni parte del mondo, ogni sette anni sciolgono la promessa fatta alla Madonna, battendosi il petto, dalla parte del cuore, con un sughero dal quale spuntano trentatré punte di spillo, quanti sono gli anni di Cristo. Si battono con fede, devozione fino a sanguinare. Struggente testimonianza di penitenza che tra quelle “Mariane” non ha eguali in Campania. Si battono appena termina la funzione religiosa nella Basilica guardiense e all’esortazione che viene lanciata dall’incaricato del “Comitato dei riti”. Allora e solo allora i penitenti potranno uscire dal santuario e accodarsi in fila doppia al mistero di San Girolamo, il quadro animato delle Sacre Scritture messo in scena dal rione Croce, al quale tocca, come da tradizione secolare, aprire l’ultima delle processioni con la quale si conclude la settimana penitenziale. 

Il momento più importante della sequenza rituale è quello in cui viene aperta la lastra della nicchia nella quale è custodita l’immagine dell’Assunta, operazione effettuata ieri, 24 agosto. Subito dopo c’è stato il rito della vestizione durante il quale la statua è stata ricoperta e letteralmente “vestita” con gli oggetti d’oro e gli ex voto che negli anni sono stati donati dai fedeli; quindi c’è stata la veglia durata l’intera notte. La processione dei battenti, che in realtà è fatta da due processioni, destinate a incontrarsi e poi separarsi, partirà poco dopo le dieci di questa domenica mattina. Partirà in silenzio. Si sentirà solo il tintinnio del metallo delle discipline con le quali i battenti si colpiscono le spalle, ritmicamente, sino a farle sanguinare. E si sentiranno le voci dei fanciulli dei cori approntati dai rioni cittadini.

Assieme, si ascolterà il sordo rumore dello “schiaffo” che gli incappucciati si infliggeranno sul seno sinistro, con la “spugnetta”, come si chiama il sughero con gli spilli. Migliaia, saranno i figuranti che si presteranno a interpretare le scene dei Misteri delle Sacre Scritture. Il cammino dei battenti inizia con il rito della vestizione sul piazzale situato sul retro della Basilica. I penitenti arrivano, soli, e là si spogliano della superbia umana nascondendo il volto e il corpo sotto un saio bianco aperto sul seno sinistro e un cappuccio che lascia solo i fori per gli occhi. Nella mano sinistra portano un’immagine della Madonna; tra le due fila dei battenti gireranno infermieri e volontari che a richiesta verseranno sul petto del vino bianco di ottima qualità, destinato a lenire il dolore.   

Il cammino penitenziale termina allorché gli incappucciati incontrano la Madonna, vicino alla chiesa di San Sebastiano. Là, a turno, si inginocchieranno e si batteranno con maggiore frequenza e forza, rinnovando promesse di fede e voti. Poi, le processioni si separeranno e riprendono il loro cammino. Il rito finisce, a notte fonda, quando la Madonna torna nuovamente alla sua casa. Allora, e solo allora, i penitenti si spoglieranno delle loro vesti insanguinate e soli, come sono venuti, torneranno alle loro case. Si dice che il giorno successivo, per intercessione delle Vergine, ogni ferita sparisca dal loro corpo.    

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